Non è certo possibile raccontare anche solo sinteticamente la ricchezza e la bellezza di quasi vent’anni di vita del Villaggio – non priva di difficoltà – una vita fatta da centinaia di esperienze personali, familiari, di comunità che hanno reso il Villaggio un luogo di accoglienza inclusivo capace di superare gli stereotipi con cui molto spesso ingabbiamo gli altri e il loro vissuto. Un luogo di crescita umana e cristiana per bambini, ragazzi, adulti e famiglie che per mille motivi e in mille modi la vita ha ferito.

Mladita, che in italiano vuol dire germoglio, è il nome dell’associazione a cui è affidato il compito di far vivere il Villaggio, un germoglio che ha sempre bisogno di essere custodito e curato per fiorire continuamente, rispondendo alle sfide che la realtà in continuo cambiamento richiede. Ed una tra le più importanti di queste è stata la decisione nel 2022 di affidare la responsabilità dell’Associazione ai nostri amici rumeni nelle persone di  Aurelian Virga, imprenditore che è il presidente; Rodica Dinu, assistente sociale; Evelina Cosma che gestisce con il marito Catalin un’opera sociale, Atelier Protejat, che lavora con ragazzi down a Bucarest; Tom Cotorogea, professionista in proprio, ora in Belgio per lavoro e sua moglie Madalina che insieme al marito è stata un anno al Villaggio.

C’era un futuro da costruire insieme e riempire di contenuti e che da subito si è fatto concretezza poiché il Villaggio si è trasformato nel fulcro operativo della primissima accoglienza per i rifugiati che scappavano dalla guerra in Ucraina con ondate di presenze, che solo la generosità di rumeni e italiani e dei numerosi volontari che si sono resi disponibili hanno potuto gestire. Finita l’emergenza la vita del Villaggio ha ripreso a svolgersi, per così dire, con normalità nella sua missione di riferimento e aiuto alla popolazione locale in difficoltà. Grazie al lavoro di Andreea Mertz, psicologa e psicoterapeuta che si è assunta sin dalla fine del 2022 un compito gravoso e completamente nuovo, e alla presenza costante di alcuni volontari italiani, oggi il Villaggio si dedica all’accompagnamento di nuclei familiari in difficoltà, non solo rumeni, in accoglienza presso gli alloggi del Villaggio o nei paesi limitrofi. Oggi sono più di 20 persone che abitano nel Villaggio coinvolte in percorsi di integrazione e autonomia: educazione, lavoro e casa. Sono più di 30 invece i nuclei familiari del territorio, prevalentemente rom sedentarizzati, accompagnati tramite sostegno alimentare, attenzione educativa ai minori – tra cui diverse disabilità – ed interventi sociosanitari e lavorativi.

Il Villaggio continua ad essere un punto di riferimento per il territorio in termini di accoglienza e sostegno per chi si trova in condizioni di fragilità e vulnerabilità. “Adesso che l’emergenza dettata dalla guerra in Ucraina è più sfumata, dobbiamo continuare a sostenere le famiglie rumene nei loro percorsi di autonomia” afferma Andreea Mertz. “Se è molto importante dare un tetto alle persone, rispondere ai loro bisogni elementari come il cibo, i vestiti e quanto serve per vivere dignitosamente, ci sono bisogni più profondi a cui occorre rispondere per non rendere vano tutto il resto. L’emergenza degli ucraini è finita, ma per chi ancora resta e per i nuovi arrivati non finiranno mai i lutti, le separazioni, la lontananza dagli affetti più cari, lo smarrimento per un futuro incerto. E la scuola per tutti i bambini è fondamentale, poiché l’abbandono sconta percentuali altissime in queste zone. Ma la scuola da sola non basta, anche perché non è in grado di affrontare le ferite, i problemi, i disagi, personali che questi bambini si portano dentro fin da piccoli”.

Il futuro del Villaggio è già in atto su solide radici, ma adesso ancor più ha bisogno del tuo generoso sostegno!
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