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Il contesto

La Colombia ha una popolazione di circa 49 800 000 abitanti. Vanta di essere una delle prime democrazie dell’America Latina nonostante sia sempre stata caratterizzata da violenza e corruzione. Il susseguirsi di guerre civili e terrorismo ha portato migliaia di persone a fuggire dalle proprie abitazioni, creando veri e propri flussi migratori interni. Il conflitto armato, durato cinquant’anni, ha generato il ben noto business illegale della droga e ha causato una crescita esponenzialmente della violenza che ancora oggi, nonostante gli accordi di pace (2016), resiste in alcune aree del paese a causa della presenza di gruppi armati illegali legati al narcotraffico. La Colombia continua ad essere uno dei leader al mondo per la produzione di cocaina, con circa 96.000 ettari di piantagioni. Questo ha effetti diretti anche sull’infanzia, dal momento che il 9% dei bambini colombiani tra i 5 e i 14 anni è costretto a lavorare nelle piantagioni e viene inglobato nel settore illegale del narcotraffico. Altri, invece, vengono arruolati direttamente dai gruppi armati, specialmente nelle aeree controllate dal narcotraffico, dove il degrado non lascia spazio ad alternative. La Colombia assiste ad una grave violazione dei diritti umani nei confronti di diverse categorie, tra cui le donne, spesso vittime di violenza fisica e psicologica. Spesso abbandonate a sé stesse, le ragazze, sono esposte a numerosi pericoli, tra cui violenza, abusi sessuali, rapimenti, traffico d’organi e prostituzione. In generale vi è una forte carenza di strutture che possano accogliere e accompagnare soggetti fragili, privandoli dalla violenza.
Punto Missione interviene in supporto alla Comunità di Sonsón, dipartimento di Antioquia, dove la popolazione vive in condizioni di vulnerabilità, dovute alla mancanza di protezione da parte dello stato, in una zona dominata dal narcotraffico. La maggior parte delle madri non ha un impiego stabile che sia in grado di rispondere ai bisogni famigliari; si trovano quindi costrette a lavorare in nero come collaboratrici famigliari, nei ristoranti, e nei bar, in condizioni al limite del rispetto della loro dignità e spesso sono obbligate a prostituirsi. Per queste ragioni molte di loro, insieme ai loro bambini, vengono respinte dalla comunità civile.