Le vicende pandemiche di cui tutti siamo testimoni hanno fortemente influenzato da diversi mesi l’arrivo di richiedenti asilo in Italia e di conseguenza anche nella nostra provincia di Brescia.
L’unico strumento che ha permesso di poter far uscire alcuni profughi da situazione esistenziali molto precarie, è stata la pratica dei Corridoi Umanitari, un progetto pilota completamente autofinanziato (cioè senza costi per lo Stato e per i cittadini), realizzato dal 2016, dopo l’ennesimo naufragio a Lampedusa, con la firma di un Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Interno e il Ministero degli Affari Esteri e alcune realtà tra le quali la Conferenza Episcopale Italiana con Caritas e la Comunità di Sant’Egidio con cui Punto Missione ha sottoscritto un formale Accordo di collaborazione.
L’intera famiglia che è arrivata recentemente a Casa Delbrêl, era residente in un sobborgo di Damasco quando è scoppiata la guerra, che dura ormai da molti anni, e ha resistito fino al momento in cui il palazzo dove abitava è stato bombardato ed è in parte crollato, tra l’altro mentre vi erano dentro, decidendo solo allora di trasferirsi in Libano che come tutti sappiamo ospita ad oggi più di un milione e mezzo di profughi siriani con conseguenti conflitti sociali facili da immaginare vista anche la profonda crisi economica in cui è sprofondato il “paese dei cedri”.
La madre, Reta, cristiana greco ortodossa, che ha conseguito una certificazione per poter lavorare come assistente infermieristica nel suo paese, in Libano sosteneva la famiglia – il figlio di 12 anni e la figlia di 9 – facendo la domestica.
Accolti a Casa Delbrêl dall’educatrice e dai volontari che quotidianamente accompagnano gli ospiti, i due ragazzi già frequentano le scuole nel comune di Rodengo Saiano (BS) e insieme alla mamma hanno iniziato il loro nuovo percorso di vita che si spera li porterà col tempo all’autonomia e all’integrazione sociale.
Come detto, tutti i costi delle educatrici, dei mediatori culturali e dell’intera ospitalità, che può durare fino a 18 mesi, sono a totale carico di Punto Missione che può contare solo sulla generosità dei suoi sostenitori che siamo certi anche in questo caso non verrà meno.

“Ho fatto una promessa a Dio: se fossi riuscita a venire in Italia e avessi trovato la felicità che desideravo da anni per me e per i miei bambini, avrei donato i miei capelli”.
Reta ha mantenuto la sua promessa.